a b a r r o t e s

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7 may 2010

LA NOIA E LA VIOLENZA

Sarebbe un grave errore se, accecati dall’illusione del razionalismo, il quale, come una lampada potente, mentre illumina la stanza produce nel contempo un effetto di alone che altera la realtà delle cose, sottovalutassimo l’importanza delle esperienze emotive nell’universo individuale e sociale. È vero che le emozioni possono essere pericolose, esporre che le subisce a situazioni penose, nuocere al rendimento negli studi, nel lavoro e in genere nei rapporti interpersonali, alterare in modo assurdo e paradossale le situazioni quotidiane come l’amore, il matrimonio, gli affari, i conflitti piccoli e grandi, perfino l’azione dei governi e la stessa ricerca scientifica. Ma è vero anche che riempiono la vita e sono cosi pervasive!

Dobbiamo chiarire che nel nostro caso la noia non è il taedium vitae né lo spleen, quel sentimento cosmico radicale di cui parlano il poeta e il filosofo, lo stato d’animo che assale l’uomo di fronte alla indifferenza delle cose nella loro totalità. La esperienza della nullità di tutto ciò che è. Noi parliamo di quella noia che le società più avanzate del nostro tempo stanno producendo in nome del just in time, della razionalità. Razionalizzare significa mettere in ordine qualcosa che non lo è, eliminare tutto ciò che è frutto del caso, stabilire delle sequenze ordinate di comportamenti che consentano a tutti di usufruire dei vantaggi materiali del progresso e rendere più scorrevole la vita. Come può, un progetto razionale che vuole assegnare un posto a ogni cosa e mettere ogni cosa al suo posto, produrre anche la noia?

Nelle società avanzate molti bisogni e desideri ragionevoli della maggioranza dei cittadini possono essere soddisfatti, a patto che la produzione dei beni, la loro distribuzione e il loro consumo vengano governati in modo razionale. Non sorprenda che si parli di bisogni e desideri soddisfatti quando ancora in molte regioni del nostro paese, in Europa e nel mondo rimane da risolvere il problema della fame e della sopravvivenza – anzi, è proprio questo il problema più urgente. Il progresso è una realtà, ed è ragionevole pensare che non si arresterà, se si sapranno utilizzare le risorse del pianeta (e dell’universo) a questo scopo. Nessuno vuole rinunciare al progresso materiale, per cui ciò che è stato fatto nelle nostre società occidentali durante le ultime generazioni sarà fatto, o almeno tentato, nel resto del mondo. I popoli cosi detti in via di sviluppo vogliono beneficiare dei frutti della tecnologia e sono disposti a pagare il prezzo, cioè a modificare le loro concezioni di vita e i loro calori, proprio come abbiamo fatto noi.

Per godere la sua parte del prodotto sociale, l’individuo deve percorrere tutta la sequenza degli atti ordinati che rendono razionale una società complessa. Deve procurarsi ed esibire dei documenti che sanzionino la sua identità e il suo diritto a far parte di una comunità, mettersi in lista per usufruire dell’opera di insegnanti e di medici, occuparsi di politica, e di questioni sindacali, scegliersi i propri leaders, comprare un’auto e possibilmente una casa da vivo e una da morto, portare i figli a scuola, a lezione d’inglese e ai corsi di nuoto e di tennis, frequentare gli amici e fare vita mondana secondo il modello esibito dai cosi detti mas – media. Deve pagare le tasse, avere un’assicurazione e investire i risparmi, prevedere tempi bui e cautelarsi per la vecchiaia e nel fra tempo accudire ai vecchi. Lo stesso tempo libero, sempre in aumento, viene occupato da una sofisticatissima industria che gestisce il riposo e il divertimento di milioni di persone organizzando le loro giornate affinché nulla sia lasciato all’imprevisto e producendo ectoplasmi di emozioni attraverso l’organizzazione perfetta delle sorprese.

Una parte consistente dell’umanità dispone di questi beni e vive questa situazione. E dunque l’interrogativo si fa ancora più pregnante: com’è possibile parlare di “noia”?

Non sempre i desideri soddisfatti producono soddisfazione, e nemmeno i bisogni soddisfatti , quando sono del tutto artificialmente indotti. Accade, ed è sotto gli occhi di tutti, che dopo aver ottenuto i vantaggi materiali del progresso, spesso con lotte dure e sanguinose, nella società più avanzate del nostro tempo serpeggi un’inquietudine e una insoddisfazione che si rivelano con comportamenti paradossali. Il consumo di droghe ne è la manifestazione più spettacolare, ma altri fenomeni ci mostrano che l’ordine della vita moderna può produrre un vuoto, una perdita di senso delle cose, l’indifferenza e l’egoismo, la violenza gratuita, la disubbidienza per il gusto della disubbidienza…

Un essere primitivo non ha bisogno di cercare emozioni: le trova a ogni passo della sua esistenza, perché la lotta per la vita lo costringe ad affrontare situazioni diverse e sempre nuove. Sbaglierebbe chi pensasse che una vita primitiva sia più semplice e scorrevole; è senz’altro più autentica e creativa, se la consideriamo sotto l’aspetto dell’evoluzione. Ma l’adattamento è stato sostituito dal benessere e dall’affermazione dei diritti umani e civili. Ci auguriamo che tutti i popoli della terra riescano a conquistare in breve tempo tutto ciò, consapevoli però che ne dovranno pagare il prezzo.

un pedacito de:
IL LINGUIAGGIO DELLE EMOZIONI
Moti dell’animo, segni del corpo, magia delle parole.
Valdré, Lido
Edit. Rusconi
Milano 1999

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